Comunità doppia diagnosi femminile
per la cura di abusi, maltrattamenti e violenze

la casa

È il luogo in cui si ricostruiscono i confini sicuri, in cui si ridefinisce la casa interna come luogo non violato, sicuro e accogliente. Le ospiti trovano una casa nella quale fare vita di comunità alternata a momenti di estrema riservatezza.
La casa di Fragole è una casa bella ed accogliente con stanze private e parti comuni, momenti di relazioni e confronto e momenti di silenzio

Con le ospiti vivono la casa: educatori pronti a supportare la quotidianità e la difficile ripartenza anche nei gesti semplici, psicoterapeuti individuali, familiari e di gruppo per aiutare e favorire la riedizione del passato e la ricostruzione del futuro, per dare ascolto al dolore e favorirne la trasformazione.
I terapeuti della creatività e dell’arte che offrono percorsi alternativi alla parola, alle emozioni non dicibili, al mostro che accompagnato su onde emotive meno razionali (consapevoli, controllate, note) può fare meno paura, può camuffarsi per essere più accettabile.


Si tratta di donne a cui è stata diagnosticata la coesistenza di disturbi dovuti non solo a forme di dipendenza ma anche a problemi psichiatrici che affondano le loro radici in episodi di abusi e violenze.

L’obiettivo della comunità è spezzare il ciclo di autodistruttività. Per questa ragione è innanzi tutto necessario creare un ambiente in cui non si possa ricercare l’illusorio sollievo di una relazione sessualizzata, magari creando legami con figure maschili che ricalcano meccanismi e tipologie vessanti e vessatorie. Per questa ragione Fragole celesti può essere definito un “contenitore terapeutico” vigilato. Un luogo protetto dalle condizioni che hanno creato lo squilibrio psicologico e affettivo, il punto di partenza per un percorso rieducativo che non riporti alla dipendenza.